Gli antibiogrammi tradizionali non riescono a mettere in evidenza un fenomeno molto frequente in clinica ed in terapia: la resistenza inducibile alla Clindamicina.
Per questa ragione, molto spesso, l'utilizzo della clindamicina, il cui saggio nell'antibiogramma ha portato ad un fenomeno di sensibilità in vitro per la mancanza di fattori di resistenza costitutivi, può portare a degli insuccessi terapeutici ed alla necessità di dover modificare in urgenza la terapia antibiotica intrapresa.
Questo accade perché la Clindamicina è un debole induttore di resistenza in vitro e l'utilizzo del test di sensibilità tradizionale nell'antibiogramma non riesce a stimolare la produzine dell'enzima metilasi, responsabile dell'alterazione del bersaglio della subunità ribosomiale 50s che costituisce il sito di attacco degli antibiotici apparteneni alle classi: Macrolidi, Lincosamidi e Streptogramine (MLS).
Per ovviare a questo grave problema diagnostico il Laboratorio di analisi veterinarie La Vallonea utilizza, nelle gallerie di antibiogramma selezionate per gli stafilococchi, il test di Resistenza inducibile alla Clindamicina.
Un risultato del test positivo indica la possibilità che un ceppo batterico isolato, il quale non presenta una resistenza costituzionale alla clindamicina, possa sviluppare, in corso di terapia con questo antibiotico, soprattutto se associato a eritromicina o ad altri macrolidi, un fenomeno di resistenza acquisita al gruppo degli antibiotici MLS e, quindi, a degli insuccessi terapeutici.
Il test consente al clinico di effetture una scelta appropriata sull'uso della clindamicina valutando il rapporto costo/beneficio tra l'opportunità di utilizzare questa molecola in terapia e la possibilità che si sviluppino gravi resistenze acquisite.